Il Presidente di AMAM risponde ai commenti euforici dei promotori dell’azione di classe ai quali la Corte d’Appello di Palermo ha consentito di proporre giudizio ordinario per risarcimento danni subiti per la mancata erogazione di acqua in conseguenza della frana che ha spezzato la condotta dell’acquedotto del Fiumefreddo
All’indomani dell’emissione dell’Ordinanza della Corte d’Appello di Palermo, con cui si dichiara l’accoglibilità del ricorso presentato, sotto forma di class action, dalle associazioni di consumatori UNC e Codacons, rinviando alla cura del Tribunale ordinario di Palermo la decisione circa le eventuali responsabilità risarcitorie in capo ad AMAM verso i cittadini messinesi, il Presidente dell’Azienda Meridionale Acque Messina, Salvo Puccio, risponde ai commenti vittoriosi dei ricorrenti, apparsi subito sulla stampa, i quali potrebbero fornire una visione distorta e fuorviante dei fatti.
“La Corte d’Appello non ha sentenziato nulla ma ha solo ammesso il ricorso alla sentenza di primo grado che aveva escluso la richiesta delle associazioni – chiarisce il Presidente Puccio – Ciò significa che dovrà verificarsi in sede giudiziale di primo grado (e con un ritardo nel ricorso di ben 5 anni) se le condizioni che generarono la frana di Calatabiano nel 2015 erano prevedibili o meno e se la crisi idrica potesse essere gestita meglio mediante il by pass con l’acquedotto Alcantara o altra soluzione”.
L’intera partita giudiziale, dunque, non è ancora iniziata e, per la quantità e dovizia di aspetti tecnici che dovranno essere valutati, si preannuncia decisamente articolata e certamente onerosa, anche per igli stessi beneficiari e attori della class action, nella formula adottata dalle associazioni rappresentative degli interessi dei cittadini .
“Il servizio idrico integrato non produce utili – sottolinea il Presidente di AMAM – e la tariffa viene utilizzata per migliorare l’erogazione idrica e la depurazione. Ciò significa che qualsiasi costo maggiore dovesse sostenere AMAM, per pagare le spese legali e/o i risarcimenti, sarà a discapito del servizio e inciderà sulla tariffa. Comunque, in ogni caso, sarà a carico degli utenti. Non si coglie quindi l’euforia delle associazioni per un’ammissione ad una fase processuale che dovrà intraprendersi e incui si dovrà dimostrare quanto necessita al giudice per definire se incomba o meno un onere risarcitorio che, comunque, ove venisse stabilito, purtroppo, ricadrebbe sui cittadini”.